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Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha accettato la richiesta del ministro della Sicurezza nazionale di estrema destra Itamar Ben Gvir di limitare il numero dei fedeli musulmani sul Monte del Tempio e sulla Spianata delle moschee durante il Ramadan che inizierà a metà marzo, come riferisce l'emittente 'Channel 13'.  La decisione è stata presa nonostante lo Shin Bet abbia avvertito che il provvedimento potrebbe rischiare di infiammare ulteriormente le tensioni, soprattutto se si applica anche agli arabi israeliani. La polizia israeliana, tuttavia, sarebbe favorevole a una decisione come quella presa da Netanyahu. Il premier"ha preso una decisione equilibrata che consente la libertà religiosa con i necessari limiti di sicurezza, che sono stati stabiliti da funzionari professionisti",si legge in una dichiarazione dell'ufficio del primo ministro. 
Il tema, secondo i media, divide il governo israeliano. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e il ministro del gabinetto di guerra Benny Gantz si sono opposti apertamente alla decisione del premier."Il primo ministro sta aggirando l'establishment della sicurezza e, a causa di ciò, commetteremo errori", avrebbe detto Gallant durante l'incontro, riferendosi alla contrarietà dello Shin Bet e delle forze di difesa (Idf). "Questa non è unità e non è un gabinetto. Non è così che lavoriamo", avrebbe detto anche Gantz. Netanyahu, intanto, tira dritto sull'operazione in corso a Gaza. Nel mirino c'è sempre Rafah, sono si sono rifugiati oltre 1,5 milioni di palestinesi che hanno lasciato il Nord e il Centro della Striscia. "I nostri coraggiosi soldati sono nei tunnel a demolire le infrastrutture di questi assassini", e "l’esercito israeliano sta facendo sforzi che nessun altro esercito ha mai fatto nel proteggere i civili", dice il premier. "Non possiamo lasciare intatto un quarto dei battaglioni combattenti di Hamas", aggiunge intervenendo alla Conferenza dei presidenti a Gerusalemme. "Finiremo il lavoro con i nostri coraggiosi soldati", e "ci assicureremo che la popolazione civile" abbia un modo per raggiungere zone sicure. Netanyahu, nelle stesse ore, punta il dito contro il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, che ha usato la parola 'genocidio' riferendosi alla condotta di Israele. "Le parole del presidente del Brasile sono vergognose e gravi. Significa banalizzare l'Olocausto e tentare di danneggiare il popolo ebraico e il diritto di Israele a difendersi", dice Netanyahu, convinto che Lula abbia "superato una linea rossa". Secondo il premier israeliano, "paragonare Israele all'Olocausto nazista e a Hitler significa superare una linea rossa" perché "Israele combatte per la sua difesa e per garantire il suo futuro fino alla vittoria completa e lo fa – afferma – rispettando il diritto internazionale".   —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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